martedì 17 gennaio 2017

Forse un giorno
mi scapperà una poesia fatta di erba e latte
di rossori e di luce , di parole fraterne 
come si può e si deve .
Se la tivù non mi avrà rimbambito del tutto
tornerò al perlage che cresce dal profondo
al primo tempo di verve e di lentischio
alla sventata di passero improvviso
che scheggia nell'azzurro
e ti si porta via di frodo in paradiso
Farò tesoro dell'essere vissuto
con la botte e col cerchio
da bravo ragioniere mortodifame
-pardon , morto con la sua fame di vivo irriducibile
e resuscitato per caso col ballo di san vito
d'orgoglioso grafomane reiterato e cocciuto
Dirò alla vita , con grande faccia tosta
che la palinodia è un esercizio vano
che m'illumino d'immenso soltanto a capodanno
che la malia del sogno l'ho sempre frequentata
andandomene a letto col pigiama
e sognicchiando con un occhio solo
Sarà poesia di lama e d'innocenza
e i calci negli stinchi
i topici furori allineati e coperti da una vita
si metteranno le mani nei capelli
vedranno i sorci verdi
nel leggermi una volta , come un tempo
fittavolo del mondo che non muta.
Eugenio Montale
   via lievito


 


 


 

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